INCONTRI AD ARTE

PROGETTO INCONTRI AD ARTE – MUSICA RITROVATA

29/01/2023 – IL FUTURO DEI MENESTRELLI

05/02/2023 – LA FOLLIA DEL BALLO

PROGETTO
INCONTRI AD ARTE
MUSICA RITROVATA

Progetto sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese

INCONTRI AD ARTE

PROGETTO INCONTRI AD ARTE – MUSICA RITROVATA

Le Associazioni Musica d’Annata
e Centotrecento ensemble,
propongono quattro appuntamenti fra musica,
danza e convivialità: musica medievale,
rinascimentale e di tradizione balcanica;
musica per ballo antica reinterpretata
dalla danza contemporanea;
musica che incrocia memorie e immagini
di viaggio verso Oriente;
e infine una immersione visiva nell’Inferno
dantesco con la sonorizzazione dal vivo
della musica del tempo di Dante..

Scopri gli incontri

“Il futuro dei Menestrelli”

musica medievale e danza
Marco Ferrari flauto, flauto doppio – Fabio Tricomi viella, marranzano, percussioni.
Durante il concerto si esibirà Mestre Primo

I musicisti che affollano la pittura europea dal medioevo fino all’inizio del ‘500 sono identificati genericamente dal termine “Menestrelli”. Questa categoria comprendeva i “Menetrier”, specialisti degli strumenti a corda e i “Piffari”, specialisti per gli strumenti a fiato: tutti insieme partecipi dell’attività principale rappresentata dal “sonar per il ballo”. Il loro repertorio musicale più antico è andato perduto poiché sostanzialmente di tradizione orale; tuttavia cominciano ad essere molteplici gli studi che ne individuano le tracce: dai repertori tradizionali violinistici degli Appennini emiliano romagnoli, fino alle influenze nella musica colta, ormai è possibile tentare di ridare vita alla musica dei musici mestieranti, i “pifferi” comunali e di corte, i musicanti girovaghi della Commedia dell’arte e tutta la quantità di professionisti che suonavano per il ballo e che praticavano stili musicali basati sulla tradizione orale. Essi hanno attraversato la storia fino ai giorni nostri: li possiamo ancora ascoltare nei “taraf” rumeni-ungheresi, e in tutta la musica tradizionale urbana dell’Europa dell’est. Questo concerto, grazie agli strumenti antichi e tradizionali, può evocare sonorità moderne ed gli espedienti tecnici propri della musica contemporanea, incrociando repertori diversi al limite tra danza e ritualità.

“Il suono dei Balcani”

musica macedone ed ottomana – immagini di viaggi verso Oriente
Diego Resta liuti, viella, Fabio Resta flauti, naj, cornamusa
in contemporanea lo spazio sarà allestito con una mostra fotografica a tema

La distanza che separa le danze energiche delle campagne macedoni, dal raffinato repertorio della musica classica dei Sultani Ottomani, rivela influenze profonde e frequenti scambi reciproci, ma soprattutto parla di una discendenza comune dalle tradizioni perdute della Grecia antica di epoca ellenistica. La “scienza armonica” degli antichi greci si rivela spesso adatta a spiegare storicamente e musicalmente un gran numero di elementi musicali tipici dei Balcani, elementi ritenuti di origine orientale fino a pochi anni fa; sembra invece più probabile che l’importazione delle conoscenze musicali persiane e “bactriane” (dell’antico Afghanistan) sia databile già dall’epoca di Alessandro il grande, “Il macedone”.

Diego e Fabio Resta hanno molto viaggiato attraverso i Balcani, in Turchia fino all’antica Costantinopoli, alla ricerca delle musiche e degli strumenti tradizionali che ancora oggi caratterizzano i luoghi dove la fusione tra Europa e Oriente è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliano vederla ed ascoltarla.

“La follia del ballo”

i balli antichi fra Europa e Nuovo Mondo, la danza contemporanea
Elisabetta Benfenati chitarre e citola, Marco Ferrari flauti e flauto doppio,
Fabio Tricomi viella, marranzano e percussioni.
Durante l’evento si esibirà Daniele Del Bandecca.

La musica per danza, già dal Rinascimento italiano, cominciò ad essere organizzata in Suites e forme fisse, destinate ai balli che arriveranno nelle città di tutta Europa e fino ai “Saloni” Ottocenteschi; anche le musiche delle raffinate corti francesi tra ‘600 e ‘700 ci sono arrivate grazie al lavoro di grandi compositori, divenuti celebri per la loro sapienza; il fascino maggiore di questi repertori sta nell’innegabile sapore che li accomuna al fascino semplice dei temi delle danze che oggi possono sembrare erroneamente di origine popolare; diffusi dai musicisti di professione, tra tutte le classi sociali, dal popolo fino ai nobili, i balli che ebbero gran fortuna in Europa approdarono sul “nuovo continente” che li arricchì di ritmi e coreografie sconosciuti prima, e li riesportò nuovamente nel “vecchio continente”. Quando si dice che “in musica non si inventa mai nulla” si afferma una verità: la memoria sembra gradire e preferire la ripetizione di danze e melodie già note; questa è la caratteristica più comune dell’arte musicale, che ha il potere di incrociare epoche e culture diverse in un modo sconosciuto alle altre arti.

“L’inferno musicale”

Film muto “L’Inferno” (1911), miniature, narrazioni, suoni e musica medievale
Un collage visivo dalle sequenze del film muto “L’Inferno” elaborate e sonorizzate con le splendide miniature trecentesche della Commedia di Dante e commentate con musica e strumenti medievali
Musica dal vivo dell’ensemble Centotrecento con strumenti antichi.
Durante l’evento ci sarà una video proiezione a tema.

Questo progetto video/musicale, nato in occasione del VII centenario della morte di Dante Alighieri, vuole accompagnare lo spettatore in un viaggio visivo ricco di differenze e consonanze. Per fare ciò, si avvale delle bellissime sequenze del film muto “L’Inferno” (1911), nell’intento di riannodare i fili tra quell’antica visione immaginaria e ideale, la rappresentazione “reale” delle miniature e degli affreschi trecenteschi, il racconto vivido di Dante e la musica del suo tempo. La filologia accademica ritiene che la prima Cantica della Commedia sia priva di riferimenti musicali, che Dante descrivesse nell’Inferno solo un mondo di frastuono, lamenti, tempesta e urla. Tuttavia anche all’interno di questa Cantica è possibile individuare diverse citazioni musicali che sono state utilizzate come commento al video. Le sequenze video sono tratte dal film L’Inferno (di Francesco Bertolini, Adolfo Padovan, Giuseppe De Liguoro, Milano Film, 1911) restaurato e concesso dalla Fondazione  Cineteca di Bologna; il primo vero kolossal del cinema italiano.

Conosci i protagonisti

Associazione Musica d’Annata

L’associazione Musica d’Annata, nata nel 2004, si occupa di riscoprire e valorizzare il patrimonio musicale italiano tra XIII e XVIII secolo, con particolare attenzione ai rapporti tra musica, danza e teatro anche attraverso il coinvolgimento di diversi soggetti istituzionali e culturali e con la promozione di spettacoli, iniziative educative e divulgative e pubblicazioni. I soci promotori si sono formati presso strutture istituzionali della musica (conservatori, scuole di musica, scuole di specializzazione) approfondendo poi in istituti  specialistici esteri di riferimento internazionale le tematiche legate allo studio degli strumenti antichi, della musicologia. Parallelamente hanno condotto ricerche specifiche verso le forme musicali non convenzionali: la musica di tradizione orale italiana e non, la vocalità popolare, la musica “rappresentativa” legata al teatro, al gesto, alla danza.

Centrotrecento

Centotrecento, ensemble di musicamedievale con strumenti antichi, nasce nel 2017 da un lungo sodalizio tra musicisti che avevano già collaborato nei gruppi Sine Nomine e Acantus. Nel corso della loro attività concertistica questi musicisti si sono esibiti nei più importanti festival d’Europa e Stati Uniti, realizzando una notevole produzione discografica: per l’editore Quadrivium di Perugia quattro incisioni il cui successo di critica valse al gruppo un importante contratto discografico con l’editore inglese Gimell per la realizzazione del CD Acantus e, più recentemente per Gamut Tempi di Sfessania, la musica della Commedia dell’Arte. Ultimamente, affascinati da alcune intuizioni sulla notazione dell’Ars Nova italiana, hanno anche ripreso l’interpretazione della musica italiana del Trecento. Il loro nome deriva da una stretta via del centro di Bologna, il cui nome antico via delle Cento Trexende richiama le molte chiuse e confluenze d’acqua, oggi sotterranee ma in alcuni punti ancora visibili, che alimentavano le fontane, i mulini da seta ed i navili della città medioevale.

Dove siamo

Via Armando Quadri 2/E Bologna

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